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USL.
Ore 7 di mattina.
Pieno di gente, ma adesso c’è l’appuntamento quindi scorre tutto più regolare.

Lei ha 75 anni più o meno, una lunga pelliccia marrone a “sciura” di altri tempi, capelli a caschetto con meches bionde, naso pronunciato e rughe degne dell’età, un filo di rossetto.
Esce di corsa dal bagno, ha le mani – ve lo giuro! – strette intorno alla testa come Medea nella sua più drammatica scena madre, va verso l’inserviente e grida:

“Non mi viene! Non mi viene la pipì!!” Toglie una mano dalla testa e tira fuori dalla tasca il contenitore per le urine.

L’inserviente, un uomo con l’aria tranquilla e paciosa, evidenti problemi di deambulazione, grossa panza simpatica, dirige magnificamente il traffico tra prelievi e consegna dei campioni, sta ritto impettito tra le due porte d’ingresso. Alza le mani come farebbe un poliziotto che va verso il criminale per fargli abbassare la pistola:”Stia tranquilla, stia tranquilla, ha ancora tempo.” E lei rincara la dose:”No, non mi viene, so’ bloccata! Come fo!” Ma l’inserviente ha la situazione sotto controllo:

“Si metta seduta, si prende un caffè, vedrà che prima o poi arriva… Ne sono certo”

Lei si allontana e va seduta in un angolo, a metà tra la disperazione e la concentrazione, mani tornate sulla testa. Un attimo dopo è sempre lì ma in una mano il caffè, nell’altra il contenitore delle urine. Lo guarda, senza speranza. E’ il mio turno, entro in accettazione.

Quando esco lei è al centro di un gruppetto di signore coetanee:
“Sì, ogni volta è così, a volte mi riesce ma me la fo addosso, non centro il buco!! Come fo!”.
Il suo tono di voce è sempre alto, chiaramente dovuto alla disperazione.
Passano dieci minuti, sparisce di nuovo in bagno e poi ne esce, sconfitta, di nuovo. Corre verso l’inserviente:
“Mi dica che basta!! La prego, mi dica che va bene così!”
Lui, professionalissimo, a metà tra lo scienziato e il guru, prende il contenitore che lei gli porge, lo alza, socchiude gli occhi, scrolla la testa:

“Signora, so du gocce, ne serve almeno metà barattolo.”
“Oddio, oddio oddio! Io vo fori, non ce la fo più, VO FORi! Ho bisogno d’aria!”

Fa per andare alla porta d’uscita, si ferma: “Mi raccomando, me la guardi!” E mette il contenitore tra le mani dell’inserviente. Dal pubblico, appassionato ormai alla vicenda, un coetaneo in attesa si alza:
“Signora, chi vuole che gliela rubi!”. Euforia generale, applausi, soddisfazione degli astanti. Lei esce scrollandosi nella pelliccia. Tocca a me, poi esco. Non la rivedo.

Ma la ringrazio dovunque sia, grazie a lei e a tutto quello che mi ricorda – divinamente – che la vita è davvero superiore all’immaginazione.

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