UNA RAGIONEVOLE FELICITA’
Ritratti di Leandro e Famiglia
una produzione di RUMORBIANCO
in collaborazione con Famiglia Nuova
arrangiamenti musicali di Andrea Checcucci e Stefano Rachini
“C’è un luogo, anzi più di uno, diventano rifugi poi case poi famiglie.
Ci sono persone vulnerabili, strade difficili, paure, possibili sbagli.
E c’è chi accoglie, al di là di tutto.
C’è un tavolo intorno a cui si mangia, si ride, ci si mette la testa tra le mani,
insieme. Ci sono naufraghi dell’anima e un mare bianco dove il corpo risorge e poi va dritto verso la disfatta.
C’è un prete, no è un teologo, no è un insegnante di religione, no è un contadino… Insomma, chi è?
C’è chi esce dal carcere per entrare in una nuova possibilità di ribellione,
incredibilmente senza pistola.
Ci sono polli spennati, parecchi. C’è una donnina che tratta bestie ed esseri umani nello stesso modo.
C’è un uomo in bicicletta che si sporca con la sofferenza degli altri.
Ci sono un sacco di domande e invece che risposte si trovano abbracci.
C’è il Vangelo e chi lo legge con le mani, mani che stringono, che rialzano, che sostengono. C’è il sangue che è di Cristo ma è anche quello che scorre nelle vene che troppe volte vengono bucate.
Ci sono state tante testimonianze, ore e ore di registrazione, pianti, ricordi, il tempo che è passato e quello che non vogliamo dimenticare anzi,
vorremmo che restasse anche per gli altri.
E allora sono arrivata io, con questa storia ho fotografato, con il racconto ho
disegnato ritratti, immagini, frammenti di vita che rimangono impressi nel tempo.
Di queste storie non ho vissuto niente, eppure attraversarle per un’ora sul palco me ne rende testimone appassionata.
Tra le persone che racconto, a pochissimi ho stretto la mano, la maggior parte non li ho mai conosciuti.
Eppure, sono diventate in questo tempo le persone più care, più vicine, le persone a cui più ho voluto bene”.
“UNA RAGIONEVOLE FELICITA’ “: IL TEATRO CIVILE, FILOSOFICO, QUASI TEOLOGICO DI SILVIA FRASSON
Bisogna smettere di essere roccia e trasformarci in acqua che scorre. Assecondare le esperienze e le assenze, le mancanze e le presenze ingombranti.
Seguire i ritmi della vita che non sono mai uguali per tutti. Trattenere e salvare chi ha ancora una manciata di tempo da spendere e accompagnare, aggirando la paura, chi invece sta evolvendo altrove.