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Questa è una storia senza senso. 
Astenersi razionali mentali e stroncatori dell’entusiasmo.

Oggi è stata una giornata un po’ così, sono al mare, il tempo è terribile e ho i pensieri roditori dentro la testa.
Decido di andarmi a mangiare una pizza.
Non amo mangiare da sola, ma amo la pizza di più.
Scelgo a caso (e qui già ci sarebbero delle cose da dire), 5 minuti e arrivo.
Parcheggio e davanti alla pizzeria c’è un parco pieni di bambini, saranno una ventina. 

In mezzo a loro, mi balza agli occhi una bambina, decisamente più piccola degli altri, avrà 5 anni. Ha una gonna di tulle a principessina, i capelli corti castano biondi e abbandonato in una mano un peluche, che penzola.
E’ ferma, mentre tutti intorno corrono e gridano e si danno botte. 
Sembra attonita. Povera piccola!, penso. Entro.
Mi siedo, mangio la mia pizza e il tavolo dei bambini è nell’altra sala, separata dal mio tavolo da un vetro leggero. 
Al tavolo dei bambini, grida e coca cola.
Ho finito. Sento bussare al vetro, forte. Come se qualcuno mi chiamasse. Mi volto. Vedo un caschetto castano biondo. Un attimo dopo appare la bambina di prima, sta sulle punte per farsi vedere. E’ bellissima, ha degli occhi grandi e azzurri, ha la bocca aperta a ridere e mi sorride. Rispondo al sorriso- Come ti chiami? E lei: Anna Martini! – Come? Anna Martini! 
E lo grida come un saluto, come una risata, come se fosse un regalo per me. E ride, tanto. Mi guarda e sorride a bocca spalancata. 
Sta lì, dietro il vetro ancora un po’ a ridere per me e poi scappa via a giocare.

Anna Martini.

Sono invasa da qualcosa. Un sentimento, forte. Un po’ confusa anche. Anna Martini.
Con quella sua forza di bimba. Voleva me, proprio me.
C’erano altre persone sedute lì accanto al vetro, no, Anna Martini voleva me. Mi alzo e mi accorgo che mi ha lasciato il suo sorriso.

Esco. Mi siedo in macchina. 
E il sorriso di Anna Martini mi scende nella pancia.
Non ho voglia di tornare a casa. Parto. Alzo gli occhi e c’è un tramonto da urlo. Nuvole si schiacciano addensate, il sole dietro di loro, arancio vivido. Penso: voglio vedere questo tramonto, sul mare. E vado. Dico, vado. 
Ma il problema è che io non ho senso dell’orientamento (o forse sì?), 
non ho idea di che strada fare per arrivare al mare e faccio una cosa scema: vado verso il tramonto. Non so, nord sud est boh. Proseguo e cerco di tenermelo davanti, ci arriverò così no?. 
No, sbaglio strade, mi allontano, mi perdo, giro e rigiro e poi mi arrendo. Scendo. Lo guardo da lontano. E vabeh, nulla. Arresa, riparto. Non certa della strada neanche ora. Vado, convinta di tornare a casa. 
Finché ad un tratto, sulla destra, si apre il mare, dalla strada, una stradina più piccola tra il boscame. Freno! Cuore a mille. Scendo. 
Corro. Corro. Corro. 
La sabbia mi va dentro le scarpe. La bocca è spalancata, ride.
E arrivo lì. Davanti al mare, senza nessuno, a godermi quello che in quel momento mi sembra il tramonto più bello che abbia mai visto. 
Respiro benissimo in fondo alla mia pancia adesso. 
I pensieri non rodono più. 
Ecco. 

E’ senza senso tutto questo no?
Sì. 
Ma penso che non è vero. 
Che non ho senso dell’orientamento.
Che mi perdo. Non è vero. 
So benissimo cosa voglio, lo so fortemente. 
E so che ci arrivo. A modo mio.
E so, profondamente so, che la cosa che più mi salva nella vita è seguire quello che mi dicono le budella. Sempre. Per sempre. 
E’ la mia benedizione. 
Grazie Anna Martini, sono certa che avrai una vita bella. 
Magari non sempre facile, ma bella.
Come la mia.
Non è forse questo che ti ha fatto bussare a quel vetro?

Auguri a tutti, seguite sempre le budella, ragionate meno che potete.
In bocca al lupo.

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