ANTI RECENSIONE de La vita salva
” Gentilissimo Direttore, a seguito della sua richiesta questa email è per spiegarle il motivo delle mia impossibilità a scrivere sullo spettacolo La vita Salva di Silvia Frasson. Non posso prendermi l’impegno di relazionare su questo lavoro. E’ come se si volesse dare opinioni sulla bellezza e l’incanto che ha il chicco di grano quando germoglia o sulla forza spaventosa che ha l’oceano in tempesta “
LA VITA SALVA
di e con Silvia Frasson
un inno alla complessità meravigliosa e sorprendente della vita
una Produzione Archetipo
in collaborazione con Montagne Racconta
con il Patrocinio di AIDO TOSCANA
«Dopo averti vista ieri sera mi sento come se una cara amica mi avesse raccontato una storia bellissima, di vite intrecciate, che mi “impone” di riflettere sulla mia vita. Credo che ci chiami a fare i conti con le nostre paure e a renderci conto che a volte ci nascondiamo dietro cose che ci impediscono di accogliere la vita »
Una spettatrice, Roma Teatro Fortezza Est
SPETTACOLO VINCITORE DEL BANDO L’ITALIA DEI VISIONARI 2021 | Scelto dai Visionari di Milano e di Torino
«Un esempio classico e prezioso di teatro di narrazione. Ottima scrittura, ritmo serrato, capace di impadronirsi fino alla fine dell’attenzione partecipe, assoluta, del pubblico turbato, commosso senza il minimo patetismo. Merito della statura – indiscutibile- della Frasson, solida, matura, vigorosa»
Hystrio -Francesco Tei
«Silvia Frasson con LA VITA SALVA usa tutta la forza delle emozioni per scuoterci con il fragore di un tuono e riportarci allo stato di viventi e non di sopravviventi» Scenario, Mattia Aloi
«Uno spettacolo sull’amore, la morte, la gioventù, la malattia. La vita salva, se a interpretarla è il trasformismmo di Silvia Frasson. La Frasson si lancia sola nello spazio scenico e crea mondi affollatissimi. Non solo lo spettacolo va visto, va chiamato, cercato, affittato, perché continui a vivere e salvare»
IL GIORNALE, Un posto a teatro, di Stefania Vitulli

“Dal racconto veicolato dalla sua incredibile espressività nasce una storia di destini incrociati. Lo spettacolo fonda la sua efficacia sul mettere al centro le persone, elevandole a qualcosa di più che semplici personaggi. Ogni singola vita viene tratteggiata e mentre il racconto dalla terza persona passa alla soggettiva del personaggio, anche noi veniamo fatti entrare dentro la pelle di quella persona, vivendo attimo per attimo quello che avviene, assistendo allo spettacolo non più dalla platea ma direttamente da dentro alla storia.
La Frasson sincronizza i battiti dei personaggi con quelli degli spettatori “
” L’attrice è sola in scena, ma la sua corsa a perdifiato la porta a sfiorare la mano di molteplici personaggi, tutti estranei l’uno all’altro e però misteriosamente collegati. Incalza con passione e talento, la storia si snoda, rimandata in echi da un personaggio all’altro. “
“Abbiamo visto rappresentato in uno spettacolo tutto quello che cerchiamo di far capire agli italiani da 30 anni.”
A.I.D.O. Toscana
“Un monologo di rara intensità e forza teatrale, accorato resoconto di storie che trasudano energia al cui interno trovano spazio la vita e la morte. Silvia Frasson è splendida interprete di una carrellata di pagine di vita. Quel che impressiona è la capacità di definire con attenzione e minuzia le peculiarità dei singoli caratteri, con una scrittura attenta ad assecondare il naturale scorrere di esistenze su cui, come affilata spada, pende quella componente di fatalità da sempre impietoso metronomo dell’esistenza umana.”
“Una storia di morte ma anche di vita, di dolore e speranza, di coincidenze e fatalità. È un fiume in piena Frasson. Basta un tic, un retropensiero, uno sguardo furtivo nell’intimità perché lei riesca a cogliere un’esistenza. Ed è decisamente di taglio cinematografico e polivocale questo monologo che regala una nuova opportunità di vita. Alcuni momenti di questo racconto restano impressi per intensità e intuizione“
“ Silvia Frasson scompare, è inesistente, lascia generosamente il suo posto non ad una serie di personaggi, ma ad essenze di caratteri reali, veri. Il corpo longilineo di Frasson, assorbe tutte quelle anime e le scaraventa nella mente dello spettatore fissandole in maniera indelebile e portandolo ad essere ognuno di loro, attimo dopo attimo, movimento dopo movimento.
Durante la rappresentazione tutti noi diventiamo la madre di Giorgio, quella di Celeste, Marta, il Dott. Cori, Linda; il loro dramma è il nostro, la loro speranza è la nostra, la loro vita ci appartiene.
Siamo esattamente ognuno di loro, di fronte all’imprevedibile che ci coglie, davanti alla vita che accade in tutta la sua tragica e indifferente bellezza e al cospetto della magia degli incastri”
” “La vita salva” rilancia tutta la sconcertante vastità della vita in divenire. La vita vera. La vita dolorosa. La vita in cui tutto può succedere all’improvviso. Questa narrazione episodica, dal montaggio quasi cinematografico, non evoca semplicemente le vite orbitanti attorno a questo incidente: le incarna una ad una. Quantunque il testo ne dia conto in terza persona, con incursioni di dialoghi diretti, voce, mimica, atteggiamenti-topoi di immediata riconoscibilità tratteggiano efficaci una costellazione di individui. Gioventù e maturità, spericolatezza e malattia, prostrazione morale e speranza, amori appassiti e amori da venire si avvicendano sul viso di Frasson e per i suoi arti lassi o scattanti, fra pedalate a perdifiato, sigarette universitarie, uno stropicciarsi la glabella nello sconforto, uno sguardo vacuo e fisso sull’assenza di senso. 𝐂𝐨𝐧 𝐮𝐧’𝐨𝐧𝐞𝐬𝐭𝐚̀ 𝐭𝐫𝐚𝐯𝐨𝐥𝐠𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞, 𝐅𝐫𝐚𝐬𝐬𝐨𝐧 𝐡𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐜𝐢 𝐫𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐫𝐫𝐨𝐦𝐩𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐫𝐨𝐦𝐩𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞“
” Un testo di resurrezione, resistenza, resilienza. Vite sospese, come amache che si dondolano, tanto inesorabilmente quanto inconsapevolmente, tra l’inizio e la fine, la nascita e la morte. È quello che succede durante il tragitto che ha senso e ragione di essere vissuto. Silvia Frasson li va a cercare uno a uno, nella loro intimità, i suoi eroi asintomatici, fino a scovarli, per poi catapultarli, con la forza erculea di uno scricciolo, nel bel mezzo del palcoscenico. Loro, le anime dannate e salve, sanno che sarà lei a dare forza e voce alle loro storie “

