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Avevo 16 anni e un problema ricorrente.
Mi innamoravo di quelli che suonavano la chitarra.
Tutti, senza distinzione.

Se c’era qualcuno che ad un certo punto della serata o della giornata
imbracciava la chitarra e cominciava a suonare e cantare, ecco, io cadevo in amore.
Meglio se non corrisposta. Quindi, sempre meglio, che a 16 anni non mi corrispondeva mai chi volevo
io, sempre altri. Che a loro volta non erano corrisposti da altri ancora e da qui una lunga esperienza di
non corrispondenze che abbraccia tutte le adolescenze (sfigate).

Dopo un paio di canzoni, mi venivano gli occhi a cuore. E dopo un paio di tentativi fallimentari di
approccio, cominciavano i pomeriggi buttata sul letto a piangere singhiozzi d’amore non corrisposto.
Che comunque, piangere di pomeriggio era sempre meglio che studiare, cosa a cui mi sono dedicata
poco nella vita.
Potevo piangere anche con gli amici, non buttata sul letto ma buttata ai giardinetti.

Fregandomene del fatto che loro invece avevano quei 16 anni fatti di serate alcooliche e prime sigarette

e gli amori non corrisposti li guardavano un po’ come si guarda una suora che attraversa la strada mentre tu stai
entrando in discoteca (sfigata).

A 18 anni ero sempre lì, con un lungo curriculum di pianti non corrisposti , i miei amici che erano
esausti.

Organizzai una bella festa di compleanno insieme ad altri amici dal compleanno vicino: un
podere in mezzo alla campagna, alcool e sigarette e sicuramente qualcuno ad un certo punto avrebbe
tirato fuori una chitarra e sappiamo tutti cosa sarebbe successo dopo.
Ma i miei amici avevano un piano.
Certi di non fallire, al momento dei regali mi consegnarono il mio:
una chitarra classica .
Non mi dissero nulla, capii.
Dai, vedi se impari a suonartela e a cantartela da sola magari risolvi coi pianti.
Occhei.

Partii con entusiasmo, bisogna dirlo.

Che quando mi metto a fare una cosa la faccio con costanza e perseveranza.

Quei 4 accordi ripetuti tutti i giorni. Piano piano appare “Le bionde trecce e gli occhi azzurri e poi” sdren sdren, “le sue calzette rosse” sdren sdren.
Poteva funzionare, pensavo. Alla prossima serata, sbadabam, tirerò fuori io la chitarra e …
Ma – si sa- la vita non va mai come ti aspetti.
E conobbi un ragazzo con dei perforanti occhi azzurri che mi perforarono il cuore .
E – signori, incredibile – ero corrisposta. E – incredibile – suonava la chitarra.
Ma quando la suonò per la prima volta mi chiese:” Sai cantare?”
Io fui di una felicità che è difficile da dire. Che non solo sapevo cantare ma mi riusciva pure bene!
Cantai. Lui suonava e io cantavo.
Ecco, avevo trovato il mio posto nel mondo, a mugolare Battisti e i Led Zeppelin, felice e corrisposta.
La chitarra classica regalo dei 18 anni rimase in un angolo, dentro la custodia, muta.
Ogni volta che il mio fidanzato veniva a casa dai miei la riaccordava – poverina, che lei a stare ferma si
intristiva.
Dopo qualche mese non potevo più vederla in quell’angolo, mi ricordava quei pianti non corrisposti e il
momento in cui non avevo posto nel mondo.

Con molto dispiacere in cuore, la portai nella saletta che abbiamo al piano di sotto, a casa di mia mamma. Una saletta che rimane sempre poco frequentata.
Poi, andai via di casa. E poi tutta la mia vita.
Ogni volta che mi capitava di passare accanto alla chitarra, da grande, sorridevo, che mi ricordava quei
pianti e quella ricerca di un posto
. Ma ero grande, avevo cambiato tanti posti, scelto dove stare, pianto
altri pianti,
ne erano passate di cose e potevo guardare quella chitarra col sorriso.
Mi ricordava – ora- quando avevo la frangia e ci spruzzavo un sacco di lacca e quando fumai la prima
sigaretta e quando presi la prima sbornia.


Mi piace che questa chitarra adesso sarà un regalo per altre persone.
E francamente, farei così con tutti i regali, li passerei di mano in mano. Di storia in storia.
Se i regali fossero accumulatori di storie, che bello. Storie che si tramandano, di mano in mano.
Quindi aspetto le vostre!
E via di sdren sdren sdren!
Silvia, dicembre 2021

[c’è una foto di quel compleanno, un sacco di fumo, io un cappello strano, tanti capelli lunghissimi di maschi e femmine, in mezzo la chitarra. E’ stata attaccata in camera mia per anni, ora camera mia non c’è più << vedi questa storia di agosto : https://silviafrasson.com/body-of-evidence/ >>. Ho trovato questa, cantavo Stairway to heaven in versione jazz. Si intravede anche qui il mio posto nel mondo quale volevo che fosse… ]

[La chitarra adesso è di Famiglia Nuova, regalo di Natale per i ragazzi di un appartamento a Lodi]

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