Oggi è stata una bella giornata, di quelle che senza motivo ti svegli e sei allegra, canticchi, fai cose banali come pulire i vetri di casa e ti sembra questa una grande svolta (e insomma, un po’ lo è…). Di quelle che pensi fortemente e senza dubbio alcuno che realizzerai tutti i tuoi desideri. Insomma, ero allegra da stamani.
Quando sono allegra mi capita di fantasticare senza freni, e nella mia testa vivo vite immaginarie e spumeggianti, le immagino così bene che ne godo, davvero. Oggi pomeriggio facevo un’altra cosa banale, sempre come se fosse l’evento che potrebbe cambiare la mia vita: andavo all’Esselunga.
E fantasticavo proprio su questo fatto dei premi e pensavo che prima o poi, certamente, un premio lo vincerò . Non dico un Oscar, troppo, diventa poco credibile. Però un premio come “miglior attrice qualcosa”, sì. Un premio all’insistenza, un premio “Tieni botta”, un premio “mai perdere l’entusiasmo”, cose così.
Insomma, volendo di possibilità se ne possono trovare. Un premio per il quale io possa fare un discorso di ringraziamento vestita molto elegante e dire: grazie a tutti quelli che hanno creduto in me. Un premio che si possa dedicare e io non ho dubbi, lo dedicherei a mia mamma – e in genere quando arrivo a questo passaggio mi commuovo davvero, figata totale l’immaginazione – Un premio che poi tutti ti vogliono intervistare e tu dici: non me lo aspettavo, tutto è cambiato così in fretta.
E allora mi vedo seduta da Fazio, poi dalla Bignardi, poi non lo so perché non guardo la tv da anni quindi non so chi le fa queste interviste dove tu sei molto truccata ma nessuno lo sa e sembri semplice e invece un cavolo, mezzo pomeriggio che ti sistemano.
E intanto arrivo all’Esselunga, felicissima.
Rido delle mie fantasie, sempre siano benedette.
Faccio la spesa, vado alla cassa, pago, la cassiera mi dà dei tagliandi – Li apra, c’è la possibilità di vincere roba – Io rido, no, no, io non vinco mai nulla, comunque grazie.
Prima di uscire mi fermo, apro i tagliandini e in quello in centro c’è scritto, grande, a caratteri cubitali,
HAI VINTO UNA BOTTIGLIA DI PROSECCO SUPERIORE.
Oddio.
Ho un brivido lungo la schiena.
Il mondo intorno, ovvero il supermercato, fa un giro su se stesso, un vortice, la gioia assoluta.
Vado al centro assistenza, gli angoli del mio sorriso spostano le persone in fila che mi fanno largo, arrivo al bancone – Salve, sono Silvia Frasson, quella che ha vinto il prosecco superiore.
La commessa ha un balzo, mi allunga la mano, piacere, tanti complimenti, aspetti un attimo glielo vado a prendere.
Intanto mi do una ravvivata ai capelli, non ero preparata e e non ho con me i tacchi, ma mi impettisco come se li avessi, è evidente, divento più alta, funziona.
Intanto comincia il chiacchiericcio intorno a me, le persone si fermano e mi indicano con il dito, è lei dicono, è lei. La vincitrice del Prosecco Superiore. Si accendono un sacco di luci, un occhio di bue mi illumina. Sorrido, commossa. La commessa torna con la bottiglia di Prosecco Superiore, me la allunga, mi stringe ancora la mano e mi dice la fatidica frase: vuole dire qualcosa? Io dico finalmente, si!
Salgo in piedi sul bancone, mi danno un microfono, l’Esselunga è al buio, sono illuminata solo io: dedico questo premio a mia madre che ha sempre creduto in me. Applausi.
Un ragazzo della sicurezza si avvicina con un carrello vuoto e allunga una mano verso di me: “vuole fare un giro con il premio per permettere ai fotografi di fotografarla?” Io ringrazio e accetto, salgo dentro il carrello e facciamo il giro del supermercato tra flash e applausi, la gente è commossa, a guardarmi si capisce che sono una di loro, con me nella vittoria.
Grazie grazie grazie, stringo le mani, saluto, è bellissimo.
Poi il giro finisce, scendo dal carrello, saluto tutti, attraverso il tappeto rosso che mi porta fino alla mia auto, un ultimo saluto ai fans e poi via.
Felice come non mai.
E sono qui a raccontarvelo per dirvi, credete nei vostri sogni, non smettete mai.
Solo allora li vedrete avverare uno dopo l’altro, ovviamente, quando meno ve lo aspettate.
Buona fortuna a tutti.