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La richiesta urgente arriva venerdì sera.
In una situazione che era stata sotto controllo, direi quasi serena.
Ho fatto un lockdown in collina, isolata, non ho avuto nessun contatto positivo al covid, non ho avuto proprio nessun contatto per due mesi, mascherina, gel disinfettante come se non ci fosse domani.
Ligia, protetta, attenta.
Di più, in salute, mangiato sano, fatto esercizi. Così.
Poi venerdì sera arriva la richiesta urgente – per lavoro : bisogna fare il test sierologico.
Erano le 16 e tutto era tranquillo.

Alle 16.02, quando leggo l’email, il mondo si rivolta.
In un attimo.
P A N I C O.
Da efficientissima quale sono, subito eseguo l’ordine e prenoto il test. Subito, ma è pur sempre venerdì e fino lunedì mattina non posso farlo. Lunedì mattina alle 12.
Addio pace. Per me, per mia madre, per il mio compagno, per tutti quelli che ho incontrato sabato e domenica.
Addio pace.
Prima io: oddio, se ho il covid, non posso debuttare – il debutto della vita. Oddio, già piango.
Passo in rassegna nella memoria tutto quello che ho fatto ed effettivamente sì potevo stare più attenta, potevo lavarmi le mani meglio e più a fondo, sempre, sempre cioè da quando avevo 5 anni, soprattutto perché mia madre me lo ripeteva ossessivamente da quando avevo 5 anni, età in cui ha smesso di lavarmele lei. Aveva ragione.
Improvvisamente, aver vissuto isolata non basta più. Essere stata attenta, non basta più. Non aver ancora abbracciato mia madre da Febbraio – povera donna, sono andata sì a trovarla ma senza abbracci e baci- non basta più. Avrò sicuramente infettato tutti i miei allievi che sono venuti a girare i video in collina anche se NON CI SIAMO ABBRACCIATI NÉ TOCCATI, anzi devo chiamarli subito e avvertirli.
Mah… dai, magari aspetto di fare il test (un attimo veloce di lucidità).
Avrò infettato il mio compagno, che chiamo subito, con voce tetra : devo fare il test. E poi dico – forse non debutterò.
Lui – pover’uomo – che di solito è concreto e razionale, dopo 15 minuti di tentativi di rassicurazione (sei stata isolata, sei stata attenta, non hai avuto febbre etc) crolla e va in ansia pure lui. La telefonata finisce con : se sei positiva tu, anche io. Allora non potrò fare nulla neanche io, non lavoreremo mai più, vivremo delle cose dell’orto (che non ho, ho solo fiori, mangeremo i fiori).
Ho passato il panico anche a lui, bravissima.
Ed è ancora solo venerdì sera.
A tutti quelli che incontro sabato e domenica non dico CIAO ma dico LUNEDÌ FACCIO IL TEST.

E tutti: ma sei stata isolata, non hai avuto nessun sintomo.
E SE SONO ASINTOMATICA? il mondo è pieno di asintomatici, un asintomatico ci sotterrerà e potrei essere io.
(Poveretti, chiedo scusa da qui a tutti quelli che ho incontrato).
Arriva lunedì, poveretta quell’infermiera.
Entro mi siedo, offro la vena e giro la testa altrove, sconforto, lutto, terrore.
Lei, sorride: prima le devo fare qualche domanda.
P A N I C O.
“È stata a contatto con casi covid confermati?” – NO
” È stata nelle zone rosse o a rischio?” – NO
” Ha avuto febbre?” – NO
” Diarrea? -… Silenzio.
Poi:” Beh.. Qualche volta sì, ho preso subito i fermenti lattici, credo sia stato il latte che non bevevo da molto, però la certezza non ce l’ho, comunque se devo rispondere onestamente alla domanda direi… Sì l’ho avuta ma credo sia stato il latte”.
Lei sorride meno, capisce a cosa sta andando incontro e prende un respiro – cerca nella riserva della pazienza.
“Ha avuto problemi con il gusto, mancanza di gusto?”… Silenzio.
Poi:” Beh… A marzo per qualche giorno ho avuto un saporaccio in bocca, però sentivo il gusto di tutto, proprio tutto, poi io mangio di gusto quindi… Me ne sarei accorta se… Però se devo rispondere onestamente alla domanda direi.. Sì, qualche problema in effetti…SAPORACCIO si può scrivere? “
Altro respiro di lei.
“Ha avuto tosse o difficoltà respiratorie? “
.. Silenzio.
Poi:” Beh… In effetti, ho avuto un raschino in gola, proprio in questi ultimi giorni, sentivo che c’era qualcosa… Il raschino presente? Però deve essere la prima scena dello spettacolo con cui – forse – debutterò, in quel punto grido e potrei aver grattato. Però se devo rispondere onestamente alla domanda… Si può scrivere RASCHINO? “
Lei non sorride più, mi guarda seria.
Io divento piccola ma non riesco a smettere :” Ha presente quando ti senti tutti i sintomi solo per la paura di avere i sintomi e allora te li senti tutti proprio tutti, insomma una cosa della testa, cioè che normalmente non sono… A parte i giorni di premestruo che effettivamente ho delle altalene emotive però ansia proprio ansia no.. Però in questo caso… D’altra parte PANDEMIA.. Cioè… È anche legittimo avere un po’ di… No?.. “
È sempre seria ma risponde :”Capisco, succede “.
Tento una risalita in corner :” Vabeh dai, metta a tutto NO”

E ridacchio, da sola.


Lascio immaginare l’attesa fino alla risposta EVIDENTEMENTE NEGATIVA.
Dopo…
Chiamo tutti, avverto tutti, annuncio a tutti.
NON HO IL COVID!
Eh certo, sono stata isolata, attenta, poi era chiaro, non ho avuto nessun sintomo…
Ora
sento il bisogno di abbracciare tutti.
Andrò da mia madre e l’abbraccerò serena e libera e sana.
Però mi piacerebbe abbracciare CHIUNQUE.
Proprio per recuperare l’abbraccio in sé, che è una cosa che mi manca da pazzi.
Quindi, se qualcuno di voi – anche sconosciuto! – avesse fatto il test e fosse risultato negativo, contattatemi per favore.
Ci diamo appuntamento e ci abbracciamo un po’.


Certo

solo se siete sicuri che, dopo il risultato negativo, non avete avuto contatti con un positivo confermato, non siete stati nelle zone rosse, non avete avuto i sintomi.
Mh.

E tutti questi asintomatici in giro però?

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